Con questi articoli ci proponiamo di mantenere aggiornati i nostri clienti sugli sviluppi nel settore della Proprietà Industriale in generale e della nostra struttura in particolare. Desideriamo garantire in questo modo una visione più ampia degli strumenti che il campo dei marchi, nomi a dominio, brevetti, disegni e diritti connessi offre agli imprenditori, per valorizzare e difendere il loro impegno nella ricerca e sviluppo di nuove soluzioni e idee.
Alla fine del mese scorso è stato approvato dal Senato il disegno di legge n. 2524 per la ratifica ed esecuzione dell’Accordo sul Tribunale Unificato dei Brevetti (“TUB”)[1].
Ricordiamo che con il Regolamento n. 1257/2012 che istituisce il Brevetto Unitario si mira a creare un sistema che dia vita ad un titolo avente efficacia automatica in tutti gli Stati dell’Unione Europea, senza necessità di convalida, soggetto ad un’unica tassa e, in caso di contestazioni, al vaglio del Tribunale Europeo Comunitario le cui decisioni avranno efficacia in tutti gli stati dell’Unione Europea[2].
Questo nuovo titolo di proprietà industriale entrerà in vigore solo quando Germania, Francia e Gran Bretagna avranno ratificato l’Accordo sul TUB (per ora ha provveduto solo la Francia) con l’aggiunta di altri 10 Stati dell’Unione Europea[3].
L’evento Brexit ha tuttavia scompaginato le carte e se è certo che l’entrata in vigore non avverrà prima del 2017, è invece ancora del tutto incerto lo scenario che si profila all’orizzonte che potrebbe, tra l’altro, portare Milano a diventare una delle sedi del TUB (in sostituzione a quella di Londra).
Il disegno di legge n. 2524 è ora in attesa della promulgazione da parte del Presidente della Repubblica.
[1] La Camera ha già approvato il disegno nel mese di settembre
[2] Il Brevetto Unitario avrà validità in tutti gli Stati dell’UE che partecipano all'Accordo (ovvero 26, considerando per ora inclusa anche la Gran Bretagna. Spagna e Croazia non hanno infatti aderito).
[3] Oltre alla Francia, hanno ratificato l’Accordo TUB i seguenti paesi: Austria, Belgio, Bulgaria, Danimarca, Finlandia, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo e Svezia. L’Italia diverrà quindi il paese della lista.